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La politica è al crocevia: chi vincerà a Milano?

Scrivi Milano, e leggi Italia. “Milano, solo Milano, produce il 10 per cento del Pil nazionale” affermava sul Corriere della Sera di ieri Schiavi. È da questo dato, e da quello che rappresenta il capoluogo lombardo per il nostro sistema paese, che occorre partire per interpretare umori e tensioni dei vari protagonisti. Il tempo che rimane a separarci dalla apertura delle urne è inversamente proporzionale al livello dello scontro mediatico.

Sarà perchè Milano è stata sempre, nel bene o nel male, l’ago della bilancia della politica italiana. La spia segnalatrice di un cambiamento che, seppure non ancora palesato, avrebbe sconvolto, da lì a poco la mappa del potere italiano. Inoltre giova ricordare come il capoluogo meneghino sia legato a doppio filo alla figura di S.B., al berlusconismo, ad un certo modo di intendere politica e società, di assecondare manie e pulsioni degli italiani e, non ultimo, di fare impresa;  Milano è la roccaforte, attorno alla quale, il Berlusconi uomo si è realizzato professionalmente ed il Berlusconi politico ha costruito un consenso elettorale che, prima di queste elezioni, sembrava inossidabile. Che le cose siano cambiate è reso evidente non solamente dall’innalzamento esasperato ed esasperante dei toni, in un gioco al massacro, che vede rimpallarsi colpe ed accuse, ma anche dalla frettolosa scesa in campo di S.B. in prima persona, resasi necessaria dal progressivo indebolimento della figura dell’ attuale sindaco, Letizia Moratti. Del resto è proprio lui a ricordare, a più riprese, il significato politico attribuito a queste elezioni. La situazione assume contorni paradossali quando la Lega, smarcandosi da ogni diatriba, indossa panni moderati, quasi dimessi, mentre S.B. tiene banco seguendo, il consueto, noioso canovaccio: attacco, che sa di insulto, alla magistratura “rossa” e all’opposizione al completo, mancata presa di distanze dalle affermazioni, a dir poco vergognose, del suo candidato sindaco nei confronti di Giuliano Pisapia, solita adunata al PalaSharp (4.000 persone per lo più provenienti da altre province della Lombardia) a base di populismo, e poco altro. Il Pdl tutto prepara l’ultimo sprint per evitare l’impensabile (ballottaggio compreso), nel frattempo gli altri, con Pisapia in testa tentano di inserirsi nelle crepe del sistema-moratti, cercando consensi tra gli indecisi. Per la coalizione stretta attorno al Pd appare reale pensare al ballottaggio come obiettivio sfidante. Il candidato appoggiato dal centro sinistra potrà contare, su un buon programma e sulla palese fragilità dell’ avversario più diretto. A Manfredi Palmeri, giovane candidato del terzo polo, spetta il compito, per nulla facile, di attirare le preferenze di quei moderati che non si riconoscono in nessuno dei due schieramenti maggiori. È chiaro che le comunali di Milano costituiscono lo spartiacque decisivo, dopo cui Casini e FIni avranno contezza della propria forza su scala nazionale. La vera incognita è rappresentata però dalla freschezza del giovane Mattia Calise, ventenne candidato sindaco per il movimento 5 stelle. Sarà interessante verificare se la lista di Beppe Grillo potrà ripetere i risultati sorprendenti conseguiti nel 2010, in Piemonte ed Emilia Romagna. O magari migliorarsi, rompendo  schemi ed equilibri, accaparrandosi voti tra quelle categorie sociali più deluse dalla politica “tradiizionale” (non solo giovani e precari). Se dalle urne i grillini usciranno rafforzati, saranno da rivedere molte considerazioni fatte sulle finalità della politica, sulla comunicazione, sulle proposte messe in campo, sul rapporto tra elettori ed eletti.

La sensazione sempre più netta che si ha è di una società civile, fatta di cittadini per bene che lavorano, studiano, chiedono, pretendono fatti e soluzioni, andando oltre inattuali stereotipi ideologici, mentre la nostra classe dirigente, dall’alto di una consueta ed immotivata presunzione, rimane bloccata in una visione miope della politica, secondo cui servire è uguale ad asservire. Milano (ma non solo) rappresenta una tappa decisiva verso quel fututo che tutti noi auspichiamo. Non importa se siete chiamati ad esprimervi direttamente, poco conta per chi voterete o votereste; informatevi, siate critici. Assumetevi la responsabilità di decidere. Per il diritto a dissentire. Per non generalizzare. Perchè non tutti rubano alla stessa maniera. Non tutti rubano.

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